23.07.03 - MOZIONE URGENTE N. 0518 - Concernente il Commercio equo e solidale coordinatamente ad analoga mozione deliberata dalla Camera dei Deputati il 29 maggio 2003 - a firma dei Consiglieri: DANUVOLA, BISCARDINI, MONGUZZI, PERONI, BASSOLI
Preso atto che la Camera dei Deputati il 29 maggio 2003 ha deliberato una mozione in merito al Commercio equo e solidale; Premesso che il caffè è la terza merce scambiata nel mondo dopo petrolio e acciaio, con una sua organizzazione, l’Organizzazione internazionale del caffè (Qic) ed una borsa internazionale; Considerato che il prezzo del caffè grezzo negli ultimi cinque anni è crollato dell’80%, passando dai 550 dollari al quintale del 1997 agli attuali cento dollari, con costi di produzione superiori al costo di vendita (stessa sorte ha avuto il prezzo del cacao); Constatato che oggi il 40 per cento del mercato mondiale del caffè è nelle mani di quattro grandi multinazionali e che questa grande concentrazione, secondo i dati della Banca mondiale, è una delle cause che ha fatto scendere il costo del chicco grezzo dell’80%, lasciando nelle mani dei coltivatori solo il 7% del prezzo finale di un etto di caffè lavorato; Temuto. conto che la coltivazione del caffè è una risorsa fondamentale per numerosi Paesi, dall’America latina al sud-est asiatico, ed occupa oltre cinquanta milioni di lavoratori e milioni di imprese agricole, prevalentemente di piccole e medie dimensioni; Visto che a seguito di questa crisi, le Organizzazioni Umanitarie prevedono che, solo nel centro America, circa un milione e mezzo saranno le persone ridotte alla fame; Rilevato che l’esperienza del commercio equo e solidale si è rilevato un importante strumento per favorire lo sviluppo dell’uomo e per promuovere regole internazionali in materia economica e commerciale ispirate a maggiore giustizia ed equità tra nord e sud del mondo e che inoltre è riconosciuto come «un approccio alternativo al commercio convenzionale; esso promuove giustizia sociale ed economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l’ambiente, attraverso il commercio, l’educazione e l’azione politica. 11 suo scopo è riequilibrare i rapporti con i Paesi economicamente meno sviluppati, migliorando l’accesso al mercato e le condizioni di vita dei produttori svantaggiati, attraverso una più equa distribuzione dei guadagni. Il commercio equo e solidale è una relazione paritaria fra tutti i soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione: produttori, lavoratori, «Botteghe del mondo», importatori e consumatori» (Carta europea dei criteri del commercio equo e solidale) A conoscenza che in Europa sono nati diversi marchi di garanzia nazionali per la necessità di inserire i prodotti equo e solidali anche in canali distributivi tradizionali nazionali: Max Havelaar (in Belgio, Francia, Svizzera, Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia), TramFair Internationai (in Germania, Austria, Lussemburgo, Giappone, Stati Uniti, Canada e Italia), Fair Trade Foundation (in Inghilterra) e Irìsh Fair Trade Nelwork (in Irlanda) e che, secondo i dati provenienti da varie agenzie di ricerca, iprodotti equi e solidali sono disponibili in circa il 35% della distribuzione italiana, Constatato che dai dati relativi all’anno 2000, tratti da «Fair Trade in Europe 2001», risulta che in Italia le Botteghe del mondo - organizzazioni no profit che vendono prodotti equi e solidali sono 374, in Europa 2.740 in 18 Paesi; i supermarket che vendono prodotti del commercio equo e solidale sono 2.620 in Italia, 43.100 in 18 Paesi europei; gli importatori sono 7, con l’esclusione delle Botteghe che importano direttamente in Italia, 97 in 18 Paesi europei; i volontari sono 1.500 in Italia, 96.000 in 18 Paesi europei, con un fatturato stimato superiore ai 16.100.000 euro in Italia, 369.000.000 euro in Europa; Rilevato che le regioni Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Veneto e Umbria hanno emanato apposite leggi regionali per la promozione e lo sviluppo del commercio equo e solidali e inoltre che Il Parlamento europeo dal 1991 al 1998 ha approvato 3 risoluzioni sul sostegno attivo ai piccoli coltivatori di caffè del terzo mondo (8 ottobre 1991), sulla promozione del commercio equo e solidale fra nord e sud (19 gennaio 1994 xi. A3-0373/93) e sul commercio equo e solidale (198/98), perché tra gli altri aspetti di tutela e sostegno, vengano sviluppati codici di condotta per le società multinazionali operanti nei Paesi in via di sviluppo; Considerato che la libera imprenditoria, la produzione e la vendita del caffè sono minacciate dalla concentrazione in poche mani del controllo del mercato mondiale, che delocalizza la grande produzione verso aree nuove a più basso costo salariale e sociale, determinando bassissimi costi alla produzione, a cui, peraltro, non corrispondono poi investimenti di sviluppo o diminuzioni di prezzo al dettaglio. E un sistema di globalizzazione selvaggio che, di fatto, nega qualsiasi libertà di mercato e di concorrenza leale, depredando il territorio e sfruttando le manodopere locali con forme di lavoro e di remunerazione spesso simili alla schiavitù; IMPEGNA IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA E L’ASSESSORE COMPETENTE a favorire la diffusione del commercio equo e solidale, come strumento aggiuntivo di sviluppo, negli acquisti dell’Amministrazione Regione e delle istituzioni pubbliche con essa collegate, a sostegno in particolare dei paesi colpiti dal crollo dei prezzi del caffè a sollecitare in tale direzione le Amministrazioni delle società collegate alla Regione che lavorano materie alimentari perché sostengano attraverso acquisti mirati il commercio equo e solidale rivolgendosi alle organizzazioni sopra illustrate; a farsi promotore presso lo Stato di una iniziativa volta a considerare la possibilità di introdurre, nel rispetto dei parametri fissati dalla normativa comunitaria, un eventuale incentivo fiscale a favore dei consumatori e una facoltà analoga all’eventuale riduzione da parte degli enti locali dei tributi di propria competenza a favore delle botteghe del Commercio equo e solidale; a riconoscere l’importanza dei prodotti del commercio equo solidale garantiti secondo gli standard delle organizzazioni esterne di certificazione del fair trade, come le organizzazioni associate Fairirade Labelling Organizations, qualora detti standard vengano assimilati a quelli della tradizione giuridica comunitaria e, comunque, a quelli riconosciuti a livello internazionale ed inoltre ad incoraggiare, allo stesso modo, i prodotti importati e commercializzati secondo i criteri stabiliti dalla carta italiana dei criteri del commercio equo e solidale immessi sul mercato italiano da importatori e Botteghe del mondo, che l’hanno sottoscritta; a svolgere campagne di sensibilizzazione verso l’opinione pubblica sulle esperienze di commercio equo e solidale, quale strumento di contrasto alla povertà; a favorire la presenza nelle scuole di programmi di educazione allo sviluppo e alla solidarietà internazionale, contrasto alla povertà e lotta alla fame, per una maggiore conoscenza delle risorse naturali e per un loro uso consapevole.
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