30.04.02 - approvazione della MOZIONE URGENTE N. 0116 - Concernente la regolamentazione dell'uso medico della canapa indiana e dei suoi derivati - a firma dei Consiglieri REIBMAN, MYALLONIER, STRIK LIEVERS, SAFFIOTTI, MAIOLO, FATUZZO BISCARDINI, ZAMBETTI, MONGUZZI, CONFALONIERI, PORCARI, BASSOLI, TAM, ROTONDI, GIORDANOVII LEGISLATURA DELIBERAZIONE VII/0493
Vista la Mozione n. 0116 presentata in data 27 febbraio 2001; a norma degli artt. 97 e 98 del Regolamento interno, con votazione palese, per alzata di mano DELIBERA di approvare la Mozione n. 0116 concernente la regolamentazione dell’uso medico della canapa indiana e dei suoi derivati, nel testo che così recita: “Il Consiglio regionale della Lombardia premesso che nel nostro ordinamento è già previsto l’utilizzo di diverse droghe per uso medico, tra cui merita particolare menzione quello della morfina; in Canada, Gran Bretagna, Germania, Israele, Olanda, Stati Uniti e Australia sono state condotte ricerche sull’utilizzo medico dei derivati della canapa indiana; nel 1999 l’International Narcotic Board delle Nazioni Unite ha incoraggiato le ricerche sull’uso terapeutico della cannabis; il governo canadese nel 1999 ha adottato un piano quinquennale per la produzione di canapa indiana per uso medico; nel I 999 il Ministro tedesco della Sanità si è espresso a favore dell’utilizzo terapeutico dei derivati della canapa indiana; il governo israeliano nel 1999 ha adottato le linee guida per l’uso medico della canapa indiana e dei suoi derivati; in Gran Bretagna nell’autunno del 1998 la Commissione “Scienza e Tecnologia” della Camera dei Lords, basandosi sulle conclusioni di numerosi studi scientifici, si è schierata a favore della introduzione per scopi terapeutici della canapa indiana e dei suoi derivati; il 5 novembre del 1998 gli elettori americani di Alaska, Arizona, Colorado, Nevada, Oregon e Washington, consultati con un referendum su questo tema, hanno approvato l’uso terapeutico della marijuana per i malati di tumore e di AIDS; VII LEGISLATURA DELIBERAZIONE VII/0493 la commissione federale statunitense dell’Istituto di medicina della National Academy of Sciences di Washington nel 1999 ha chiesto l’introduzione in campo medico del principio attivo della canapa indiana (THC); nel 1999 un comitato della British Medical Association si è espresso a favore dell’utilizzo terapeutico dei derivati della canapa indiana; la scelta di approvare l’utilizzo terapeutico della canapa indiana non rientra nel confronto tra l’approccio proibizionista e quello antiproibizionista sulle droghe; considerato che gli effetti collaterali più comuni e fastidiosi dei chemioterapici nella terapia neoplastica risultano essere il profondo senso di nausea e il vomito; i farmaci utilizzati nella cura dell’AIDS presentano frequentemente tra gli effetti collaterali un forte senso di nausea, che determina un aumentato rischio di inedia per i malati; la canapa indiana e i suoi derivati presentano un’importante effetto antiemetico; l’American Cancer Society ha finanziato negli ultimi mesi ricerche per determinare se un cerotto al THC (il principio attivo dei cannabinoidi) possa essere usato come metodo alternativo e più’ efficace, per offrire i benefici effetti dei cannabinoidi al pazienti che soffrono di nausea, vomito e altri effetti collaterali provocati dalla chemioterapia; riviste scientifiche internazionali riferiscono che il 44% dei medici avrebbe consigliato ai propri pazienti di utilizzare i derivati della canapa indiana e pertanto, per procurarseli illegalmente, al malati sarebbero state, e sono, inflitte inutilmente ulteriori pene e ansie; gli effetti collaterali della canapa indiana e dei suoi derivati risultano essere poco rilevanti nel periodo immediatamente successivo all’assunzione e scarsamente dimostrati nel lungo periodo, nonostante siano stati cercati da numerosi studi condotti dalle autorità federali statunitensi; non è stata rilevata tolleranza farmacologia - ovvero per ottenere effetti analoghi nel tempo non è necessario incrementare la dose del farmaco -, né presenza di sintomi d’astinenza, se non in casi aneddotici; la commissione composta da dieci accademici esperti in sostanze psicoattive, incaricata dal Ministero della Sanità francese e presieduta da Bernard Pierre Roques, nel 1999 ha riconosciuto che la canapa indiana è meno dannosa per la salute umana di tabacco e alcool; considerato inoltre che diverse e autorevoli riviste scientifiche internazionali riportano studi sull’efficacia della canapa indiana e dei suoi derivati nel ridurre la pressione intraoculare nella terapia del glaucoma e che sono in atto diverse sperimentazioni scientifiche per valutare l’efficacia terapeutica per i cannabinodi nella terapia della sclerosi multipla; sono in corso diverse ricerche per stabilire l’efficacia e la possibile utilizzazione dei cannabinoidi nella terapia dell’asma bronchiale; l’alta densità di recettori cannabinoidi CB 1 all’interno dei gangli basali suggerisce un potenziale ruolo degli endocannabinoidi nel controllo del movimento volontario e nei disturbi del movimento correlati con i gangli basali, quali il morbo di Parkinson e che l’aumento dei livelli dei cannabinoidi nel globus pallidus si associa con una riduzione dei movimenti in un modello sperimentale di Parkinson realizzato su cavie; studi clinici riportati da autorevoli riviste scientifiche riferiscono dei benefici dell’uso dei derivati della canapa indiana per pazienti affetti dalla sindrome di Gilles de la Tourette; ricerche, condotte su modelli sperimentali con animali, hanno dimostrato che i cannabinoidi hanno efficacia terapeutica su cellule tumorali cerebrali; durante il XIII Congresso della Societa’ Italiana per lo Studio dell’Arteriosclerosi , tenutosi dal 3 al 5 dicembre ‘99 all’Università degli Studi di Milano, è emersa l’ipotesi di un possibile utilizzo di derivati della canapa indiana per contribuire alla prevenzione dell’arteriosclerosi; considerato infine che riviste scientifiche internazionali riferiscono casi clinici di epilessia ed emicrania che hanno beneficiato dell’utilizzo dei derivati della canapa indiana, che secondo studi sperimentali potrebbero inoltre rappresentare un’utile alternativa agli oppiacei nel trattamento dei dolori cronici; Paul M. Hyman, portavoce della American Cancer Society di New York, nel corso del 2000 ha dichiarato: “Battersi contro questo uso medico della marijuana vuol dire combattere la stessa ricerca scientifica di regolamentare l’uso medico della canapa indiana e dei suoi derivati; impegna il Presidente del Consiglio regionale e il Presidente della Giunta regionale a comunicare il contenuto della presente mozione al Governo e al Parlamento nazionale.” IL PRESIDENTE I CONSIGLIERI SEGRETARI |