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  • 19 settembre 2012 - Intervento ai sensi dell´art.21 nella seduta consiliare del 19 settembre 2012 sull’approvazione del piano di zona (piano di sviluppo welfare) della città di Milano 2012-2014

    Il Presidente Rizzo dà la parola al consigliere Biscardini.
    Il consigliere Biscardini così interviene:
    “Grazie Presidente. Il consigliere Cormio e il consigliere Bertolè hanno già ben illustrato la posizione del Gruppo Democratico su questo provvedimento presentato dall’assessore Majorino, a me interessa solo sottolineare l’importanza di questo documento, proprio riprendendo alcune parole o lo spirito delle parole dell’Assessore e interpretando questo provvedimento come la possibilità per il Comune di Milano di aprire una strada nuova nel settore dei servizi sociali e dell’assistenza sociale, con tutte le difficoltà del caso, con la complessità degli argomenti, con l’enorme quantità anche di analisi, come sono state prodotte a corredo di questo documento, noi partiamo da un dato vero, oggettivo, siamo in una particolare crisi economica, in una particolarissima crisi sociali, se fossimo stati alla fine dell’Ottocento, avremmo detto la questione sociale è il punto di riferimento sulla quale organizzare una politica delle Amministrazioni Locali. Oggi la questione sociale è messa per il momento un po’ in sott’ordine, è offuscata dalla grande questione economica, ma dietro la questione economica, c’è una grande questione sociale. Tutti noi conosciamo, io faccio sempre l’esempio, quante persone, alcune di loro in giacche e cravatta, alcune di loro persino ex manager di industrie o di multinazionali andate in crisi, vivono insieme a noi, di fianco a noi con reddito familiare zero euro. Non vanno in Via Ortles a dormire, non vanno alla Comunità di San Francesco a prendere i pasti del mezzogiorno e della sera, ma vivono di fianco a noi in una condizione sociale, psicologicamente perfino aggravata dalla loro particolare condizione economica. Credo che, l’intervento di Majorino, la relazione di Majorino apra questa grande possibilità di fare delle cose nuove, questo mi sembra lo spirito di questo documento, con l’onestà anche dell’aver detto e dell’aver indagato da parte della Giunta circa la nostra inadeguatezza, probabilmente strutturale, nel poter affrontare le questioni nuove, ma con la responsabilità e cito sempre la relazione di Majorino, del fatto che come amministratori dobbiamo sentirci responsabili, non possiamo mettere da parte la questione o trincerarsi soltanto dentro l’ordinaria amministrazione del riparto delle risorse a disposizione, come se questo fosse un piano di riparto delle risorse a disposizione. L’eccezionalità del momento ci chiede di fare molto di più, partendo da una situazione, mi sembra straordinaria, non so se i cittadini l’hanno capita, ma noi in Consiglio Comunale dobbiamo capirla, che tutto sta intorno al fatto che, le risorse del Welfare sono risorse frammentate e non sono messe in rete o facciamo fatica a metterle in rete, facciamo fatica in qualche modo a consolidare il bilancio economico, anche il bilancio delle risorse umane disponibili ad affrontare il tema dell’assistenza sociale di cui avremo bisogno e di cui i nostri cittadini hanno bisogno, salvo individuare modelli di organizzazione nuova, anche della Pubblica Amministrazione, salvo introdurre modelli di riferimento diversi da quelli del passato, non perché fossero particolarmente sbagliati, ma perché insufficienti rispetto alla situazione attuale. Quindi, la relazione, il documento, non c’è dubbio è pervaso dalla consapevolezza razionale di affrontare le questioni nuovi, ci si intravede e naturalmente non potrebbe essere che così, giustamente la speranza di poterlo fare, nello stesso tempo è pervaso dalla giusta preoccupazione di una domanda sottointesa, riusciremo o non riusciremo, come diceva un attimo fa il consigliere Forte, a risorse ridotte, ad affrontare le grandi questioni che abbiamo davanti? Mi permetto di concludere dando lo spunto, non lo faccio per piaggeria politica, già Majorino nella sua relazione ha citato Caldara, però, per uscire dalla nominalistica, cosa vuol dire citare Caldara? Vuol dire mettere in piedi dei gruppi di lavoro, un’organizzazione nell’assessorato, che per lui deve essere assistenza alle famiglie i cui padri tornavano dalla guerra, mettere in piedi gruppi di lavoro per affrontare il tema dei bambini bisognosi, secondo ufficio. Terzo ufficio, organizzare il collocamento e il soccorso dei disoccupati, cose semplicissime, cioè tradurre le azioni in cose semplicissime, mettendo in moto due cose fondamentali, con una grande qualità umana, anzi lì venne il nome non solo di socialismo riformista, ma anche di socialismo umanitario, perché da lì nasce questo filone, con una grande qualità umana mobilitare l’Amministrazione Comunale e tutte le risorse, come è stato detto, che non sono dell’Amministrazione Comunale, ma sono fuori e possono dare un loro grandissimo contributo. Quando ci ricorderemo della nostra Amministrazione o di Majorino, a cui auguriamo di poter affrontare nel migliore dei modi possibili questa delicatissima partita, dovremmo dire non ha fatto l’Amministratore Delegato del Welfare, ma ha fatto il Consigliere Comunale,l’Assessore, il responsabile sensibile ai problemi della società e del singolo cittadino, cioè bisogna metterci dentro una grande quantità di volontà e di disponibilità, quindi chiamare la società, forse su questo potremmo riapprofondire, chiamare la società civile, affinché dimostri veramente di capire il problema e di essere disponibile a organizzare solidarietà nuova, forme nuove di solidarietà e chiamarla oltre le organizzazioni del volontariato, andare oltre il volontariato; a parte che c’è volontariato e volontariato, c’è persino qualche volta in una retorica del volontariato, a fronte di un bisogno di grande concretezza nelle politiche sociale, per cui bisogna andare oltre, chiamando il cittadino non solo nelle forme. Caldara chiamava i cittadini, gli chiedeva di dare il loro contributo, gli chiedeva i soldi, gli chiedeva di partecipare alla risoluzione di un problema. Se Majorino mi chiedesse di fare l’azionarato popolare per risolvere un problema, io parteciperei all’azionariato popolare, venendo e dando il mio contributo. Lanciamo un grande messaggio alla Città, la Città ha bisogno dei cittadini per risolvere la grande questione sociale del momento. Questo è il tema che volevo solo mettere lì, perché per affrontare i problemi della Città bisogna fare non tante cose, ma fare le cose giuste, quindi anche in questa materia non fare tante cose, ma fare le cose giuste, credo che da questo, che giustamente lo abbiamo chiamato un piano del Welfare, non un Piano di Zona che non si capisce, già nel nome del piano ci deve essere dentro lo spessore della questione che abbiamo di fronte, penso che lo sforzo sarà proprio quello di lanciare un grande appello alla Città, che vuol dire, ma non vuol dire solo impresa, non vuol dire solo coloro che magari sono già in questo circuito, ma allargare la sfera di chi può dare un contributo. Credo che questa sia la vera partita, una vera battaglia da condurre, sapendo che poi dalla inclinazione vada al tema degli anziani, al tema dei minori, dai temi di chi non è né anziano, né minore, ma non ha più reddito, da chi non ha la casa. Per esempio la casa è parte del Welfare, non è un problema solo dell’assessore Castellano, De Cesaris, è un problema del Welfare, perché oggi se un giovane, come dice il Censis di stamattina, che il 30% dei nostri giovani vive in famiglia, saranno anche mammoni, ma ci vivono perché non hanno la chiarezza del futuro, per poter andare a comprarsi una casa o nemmeno di andare a fare un contratto di affitto. Questo è il tema, quindi grande mobilitazione collettiva per la questione sociale per la nostra Città”.
    Il Presidente Rizzo così interviene:
    “Grazie consigliere Biscardini”.
    omissis

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