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  • 28 settembre 2015 - INTERVENTO IN ART. 21 SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 28 SETTEMBRE 2015 – su Urbanistica e Expo

    INTERVENTO IN ART. 21 SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 28 SETTEMBRE 2015 – su Urbanistica e Expo

    Omissis
    PRESIDENTE RIZZO: La parola al consigliere Biscardini. Prego.
    CONSIGLIERE BISCARDINI: Grazie, Presidente. L´intervento di Marco Cappato dimostra che in quest´aula qualcuno che ha ancora qualche passione politica c´è. Per stare al tema della passione, lei ha fatto bene oggi a ricordare la figura di Pietro Ingrao. Proprio ieri sera sono andato a riprendere nella mia libreria il suo ultimo libro “Indignarsi non basta”, dove Ingrao nella sua prima frase scrive: ”La politica nella mia vita è una passione tenace”. Mi auguro che questo Consiglio comunale possa avere ancora tra i suoi Consiglieri passioni tenaci in modo da onorare il mandato per cui ogni Consigliere è stato eletto. Io faccio anche oggi la mia parte e ritorno quindi sull´argomento di cui ho già parlato più volte, mi riferisco alle politiche urbanistiche ed in particolare alle questioni di Expo e dintorni.
    La riflessione e l´intervento di oggi è figlio della lettura di un giornale importante, un quotidiano milanese, della settimana scorsa, nel quale con cui due grandi articoli si dedica grande spazio, uno, al post Expo, dal titolo: ”Tante idee, nessun vero progetto” e, l´altro alle aree Falk dal titolo grossomodo ”Ci mettiamo sopra la Città della Salute”. L´insieme di queste due letture, rafforzato dal fatto che abbiamo un nuovo Assessore all´Urbanistica, l’Arch. Balducci con il quale potremo fare il punto della situazione, ci riporta ai ragionamenti che un attimo fa anche Marco Cappato metteva sul tavolo per verificare se in questo Consiglio c’è ancora uno spazio affinché la politica non perda del tutto la nozione del suo mandato, la nozione del servizio pubblico. A questo proposito potremmo proporre un comitato, un gruppo, un sottogruppo, un intergruppo, come si diceva una volta, qualcosa affinché si ricostruisca un informazione collettiva e un luogo della consapevolezza.
    Comincio a pensare che in questo Consiglio Comunale si stia perdendo la nozione di servizio pubblico e quindi si stiano perdendo le nostre prerogative che attengono al potere decisionale. Faccio questi esempi: il Rettore dell´Università Statale ci propone di spostare l´Università Statale sulle aree del post Expo e ci dice pertanto che non c´è più bisogno, quindi, di riqualificare gli immobili della Statale in Città Studi perché andranno, via via dismettendosi, a favore di altre destinazioni. Contemporaneamente abbiamo deciso (per la verità il Consiglio non ha battuto un chiodo e qui la responsabilità e di tutti nessuno escluso) di spostare da Città Studi sia l’Istituto Besta, che l´Istituto dei Tumori per spostarli sulle aree di Sesto San Giovanni. Quindi da Città Studi insieme agli ospedali si trasferirà l’Università Statale a meno si dice della Facoltà di Medicina, che in parte è una contraddizione in termini.
    Ma comunque, il problema vero a questo punto sarebbe decidere se siamo d’accordo o meno con la “desertificazione” di Città Studi, o meglio, cosa ne faremo delle aree svuotate in quel quartiere, che, in parte vive anche economicamente sull’esistenza dell’attuale polo universitario e scientifico. Non è un caso infatti che la storia ha voluto che la Facoltà di Medicina avesse vicini due importanti istituti ospedalieri.
    A questo punto sarebbe importante che si riaprisse un dibattito sulle grandi scelte urbanistiche che riguardano la nostra città per evitare soprattutto una cosa e cioè che l´unica costante che da anni e anni, non certamente solo in questi ultimi quattro, ma anche prima, con le scelte sbagliate delle Giunte precedenti, le grandi funzioni pubbliche a Milano finiscano sempre sulle aree dei privati, nonostante si abbia a disposizione aree pubbliche inutilizzate? Potremmo fare un lungo elenco: l’ortomercato, le caserme e molte altre ancore.
    Ecco il richiamo alla nozione di servizio pubblico che vedo perduta anche nei partiti che dovrebbero mantenere una certa tradizione politica.
    Se ci sono aree da valorizzare non dovrebbero essere proprio quelle pubbliche le prime ad essere messe a disposizione per funzioni pubbliche?
    Pongo questa questione che è tutta politica, perché noi abbiamo realizzato Expo in un´area che, come il Presidente ci ricorda spesso, ci è costata moltissimo ed era privata. Stiamo portando Città della Salute a Sesto San Giovanni per consentire, come dice il dottor Bizzi, di rendere appetibile delle case su quel terreno privato in un momento in cui il sistema immobiliare e il mercato è fortemente in crisi. Poi dovremmo portare l´Università Statale a Expo per pagare i debiti che abbiamo contratto per fare Expo, poi se non ci riusciremo si dice che pagherà probabilmente l’intero sistema pubblico, cioè lo Stato e già si prospetta che alla fine sia proprio il Governo che metterà 300 milioni per comprare ad Arexpo le aree che noi abbiamo comprato a Cabassi, certo per fare una Università non sulle aree pubbliche ma sulle aree ex private.
    Esattamente quello che è successo quindici o venti anni fa quando molti di noi lottavano perché la Statale andasse a Porta Vittoria anziché sulle aree sulle aree privatissime della Pirelli. E anche allora alla fine intervenne lo stato con i soldi dei cittadini per comprare un’area e farci una Università anzichè costruirla a gratis sull’aree pubbliche delle Ferrovie dello Stato. La mia domanda è quindi semplice e la ripeto: se ci sono aree pubbliche a disposizione, le funzioni pubbliche non dovrebbero essere tendenzialmente orientati in quella direzione, affinchè la valorizzazione delle aree pubbliche sia funzionale al soddisfacimento dell’interesse pubblico? O saremo sempre costretti, con qualunque Giunta a realizzare grandi funzioni pubbliche sulle aree dei privati?
    Oggi mi ha chiamato un cittadino, e sapendo le mie diffidenze sulla risposta da dare agli scali ferroviari che al meglio sono aree delle Ferrovie dello Stato realizzati con la fiscalità generale, quindi coi soldi di tutti i cittadini (per cui qualunque tipo di valorizzazione dovrebbe essere finalizzata a realizzare non i vantaggi delle FS ma i vantaggi generali della città) mi ha detto di andare a verificare se esiste un atto del Comune nel quale risulti che le aree delle Ferrovie dello Stato, non sono nemmeno delle Ferrovie dello Stato, ma erano state date dal Comune in comodato per un uso specifico che sarebbe decaduto al momento del cambio della destinazione d’uso. Se fosse vero, beh l’accordo di programma andrebbe profondamente rivisto in quanto le aree sarebbero nostre.
    La morte di Ingrao mi ha ispirato il tema della nozione del servizio pubblico sperando che non sia andata del tutto persa.
    PRESIDENTE RIZZO: Grazie consigliere Biscardini. Forse non bisogna essere centenari ma basta avere la nostra età per ricordarsi di tutta una serie di cose, per cui io ricordo molte di quelle questioni.
    Omissis

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