Mondoperaio
Associazione Riaprire i Navigli



  • 06 ottobre 2005 - Atto n. 3-02303 - Rischi di salute per i Mantovani

    Seduta n. 879

    MALABARBA , PIZZINATO , DONATI , RIPAMONTI , DALLA CHIESA , PAGLIARULO , BISCARDINI - Al Ministro della salute. -

    Premesso che:

    è stato dimostrato da studi inoppugnabili - che hanno anche superato il vaglio di una Commissione Nazionale di esperti nominata il 30 agosto 2000 dall’ex Ministro della sanità prof. Umberto Veronesi - la presenza di un elevatissimo rischio di ammalare di sarcoma dei tessuti molli nella popolazione mantovana che ha vissuto nei quartieri industriali della città occupati dal noto polo chimico. Questo rischio è risultato addirittura 30 volte superiore rispetto a quello degli altri concittadini mantovani;

    a seguito di un esposto alla Procura della Repubblica di Mantova presentato da due consiglieri della Regione Lombardia, dopo che nel 1995 è stato presentato uno studio a Mantova a riguardo del rischio chimico (in particolare da benzene) sui lavoratori dell’impianto chimico Enichem che ha dato come riscontro un eccesso di incidenza per alcuni tumori (linfomi, fegato, stomaco), è stato aperto un procedimento giudiziario tutt’ora in corso;


    il ‘polo chimico e laghi di Mantova´ è stato classificato nel 2002 tra i siti inquinati di interesse nazionale. Vari carotaggi, eseguiti da più soggetti pubblici e privati sui terreni interni allo stabilimento chimico, hanno evidenziato inquinamenti puntuali da PCB e diossina superiori ai limiti di norma. Rimane ancora non adeguatamente esplorata la contaminazione esterna al sito industriale. In proposito, significativo appare quanto riportato dal Rapporto ARPA del 17.12.2004 sul piano di caratterizzazione del canale Sisma: “Questa Agenzia individua per diossina e furani una significativa e diffusa contaminazione”. Si ricorda ancora che questo corso d’acqua superficiale, che attraversa lo stabilimento chimico prima di immettersi nel Mincio, fu oggetto di vari provvedimenti giudiziari alla fine degli anni ’90 che chiamarono in causa anche lo stesso inceneritore di stabilimento fino ad interdirne l’attività. Difficile pensare quindi che l’inquinamento da diossina non abbia superato i confini del sito produttivo;

    la stessa Commissione Nazionale, accanto alla necessità di un monitoraggio ambientale, raccomandava anche in un documento, stilato alla fine del 2002 a conclusione del proprio lavoro di revisione scientifica, due linee di ricerca epidemiologica:

    la determinazione della diossina nel sangue della popolazione mantovana esposta;

    lo studio di altri tumori oltre il sarcoma dei tessuti molli, poiché la diossina, in quanto probabile causa del ‘cluster’ (addensamento temporo-spaziale) dei sarcomi che hanno colpito la popolazione mantovana, è un cancerogeno cosiddetto ‘totipotente’, in quanto capace di aumentare complessivamente l’incidenza di tutti i tumori maligni. E’ questa una acquisizione ormai pacifica della letteratura scientifica;


    per tale ragione, il dott. Paolo Ricci, direttore del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Mantova, nonché coautore con il prof. Pietro Comba dello studio epidemiologico che ha evidenziato questo rischio cancerogeno così elevato, predispose ed avviò, con il consenso del direttore generale della ASL di Mantova, dott.ssa Cristina Cantù, uno specifico studio sulla diossina, avvalendosi della preziosa collaborazione del prof. Lorenzo Tomatis (insigne scienziato e già direttore della IARC della OMS per oltre dieci anni) e dello stesso prof. Pietro Comba (direttore del settore di epidemiologia ambientale dell´ISS);

    grazie al prof. Tomatis fu possibile ottenere la collaborazione gratuita dell’autorevole CDC di Atlanta (USA) per il dosaggio della diossina nel sangue, tecnica particolarmente complessa e costosa;

    il progetto, ottenuto anche il regolare consenso del Comitato Etico della stessa ASL il 19 febbraio 2003, decollò rapidamente;



    considerato che:

    nel luglio 2004, quando i campioni di sangue stavano per essere raccolti in due gruppi di popolazione mantovana, accuratamente costruiti per rispondere a tutti i rigorosi requisiti imposti dai criteri di rappresentatività statistica, la dott.ssa Cantù sostituì gli autori della ricerca con altri di ‘propria fiducia’. Guarda caso rispunta il nome del solito dott. Carreri e di un altro ricercatore che avevano sempre mostrato ‘scetticismo’ sul pericolo diossina;


    alla richiesta di spiegazioni il dott. Ricci riceveva nell’agosto 2004 una laconica e lapidaria risposta stilata dal proprio Direttore Sanitario che ribadiva che tale era la volontà della Cantù, punto e basta;


    per la medesima richiesta, il prof. Tomatis riceveva invece poco dopo una risposta firmata di pugno dalla stessa Cantù in cui si ribadiva burocraticamente l’assenza di ogni contratto che la impegnasse formalmente con lui e che non potevano certo far fede dei semplici accordi informali assunti durante un breve colloquio presso il suo ufficio. Di tale risposta lo stesso Tomatis si lamentò per iscritto con il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni in termini di ‘brutale scortesia’ ricevuta, a fronte di una collaborazione scientifica disinteressata e gratuitamente fornita;


    il dott. Ricci si lamentava ancora formalmente di questo modo di procedere e più in generale della gestione centralista ed autoritaria della ASL che opprime ed umilia, a partire dalla stessa dirigenza che, tra dimessi e destituiti (16 dirigenti in due anni e mezzo!), ha subìto una falcidia senza precedenti nella storia della sanità pubblica italiana;


    con un decreto direttoriale promulgato nell’ottobre 2004 (n. 649 del 15.10.04), che stravolge letteralmente il Piano Organizzativo Aziendale (POA) autorizzato dalla Regione Lombardia, il dott. Ricci veniva progressivamente esautorato dal suo ruolo di direttore di dipartimento. La Cantù affidava direttamente compiti istituzionali del Dipartimento di Prevenzione a collaboratori del dott. Ricci e li dirigeva lei personalmente, in aperta difformità con il ruolo di un direttore generale ASL che non può mai essere di tipo tecnico;


    intanto ancora la Cantù accelerava arbitrariamente le pratiche di concorso per il posto occupato ad incarico provvisorio dal dott. Ricci, fino al punto di essere richiamata per iscritto dal responsabile regionale del Servizio Gestione e Programmazione Risorse Umane sul rispetto di quanto previsto dal piano assunzioni (Nota regionale del 27.04.2005). Il 9 maggio 2005 il concorso veniva comunque espletato ed il dott. Ricci era giudicato dalla commissione esaminatrice insieme con un proprio collega. L’ultima parola spettava però di diritto al direttore generale per cui la Cantù poteva completare la sua ‘punizione esemplare’ contro il ´disobbediente’, sostituendolo con il collega il 5 agosto;


    non ancora soddisfatta infieriva due volte contro di lui sulla stampa locale fino al limite della diffamazione (”Gazzetta di Mantova”, 12 agosto 2005, ”Voce di Mantova”, 26 agosto 2005), evidentemente infastidita dai numerosi attestati di solidarietà ottenuti da Ricci;


    dopo un anno di fitti e un po’ misteriosi incontri regionali, in poco più di un mese venivano raccolti i campioni di sangue per la ricerca della diossina ed alla fine dell’agosto 2005 venivano spediti al CDC di Atlanta, almeno secondo quanto anticipato dalla Cantù sui quotidiani locali (”Gazzetta di Mantova”, 13 agosto 2005);

    stranamente i questionari, che secondo il progetto iniziale avrebbero dovuto raccogliere dettagliate informazioni sulla storia di residenza, di lavoro, di malattia ed alcuni stili di vita dei mantovani a cui è stato prelevato il sangue, invece di essere anch’essi inviati in file informatico al CDC di Atlanta (come da progetto originario) giacciono ancora in forma cartacea negli uffici della ASL, come se non fossero importanti quanto il sangue da analizzare;

    nulla trapela dagli impauriti dirigenti che hanno sostituito il dott. Ricci in questo lavoro;


    sempre dalla stampa locale (”Voce di Mantova”, 20 agosto 2005), si viene a sapere che il Comitato Etico della ASL è stato per così dire ‘costretto’ ad riapprovare ‘a cose fatte’ (o ‘a scodelle lavate’, come titola coloritamente il quotidiano mantovano) un progetto modificato negli autori, negli strumenti e nei metodi di ricerca. Ancora dalla stessa stampa locale si apprende che ci sarebbe stato un forte disappunto da parte del presidente del Comitato Etico della ASL, per altro l’unica figura esterna all’azienda sanitaria, mentre tutti i membri di un Comitato Etico lo dovrebbero essere per evitare ovvi conflitti di interesse. Sicuramente cambiato è stato il questionario da somministrare ai mantovani, le quantità di sangue in gioco, e nulla si sa riguardo ai soggetti campionati. Sulla stampa locale che riporta le dichiarazioni della Cantù (”Gazzetta di Mantova”, 13 agosto 2005) si parla anche di ‘riserve’ e di ‘volontari’ tra i soggetti campionati, termini che in quanto tali appaiono inquietanti sotto il profilo del rigore statistico che esige una rigorosa casualità;


    per quanto riguarda invece il secondo filone di ricerca epidemiologica, raccomandato dalla Commissione Ministeriale di Veronesi, non solo non si è fatto assolutamente nulla, ma addirittura si è fatto marcia indietro;

    sull’onda degli eventi, la Regione Lombardia istituì nel 2001 il Registro Tumori della provincia di Mantova, come terzo polo di osservazione dell’andamento dei tumori in Lombardia dopo Varese e Sondrio, attribuendone la gestione alla stessa ASL, anche se funzionalmente questo Registro (come quello di Sondrio) si iscriveva nel più generale Registro Tumori Lombardia con sede presso l’Istituto Tumori di Milano, che gode di una autorevolezza internazionale;

    la Regione Lombardia, consapevole della difficoltà e della complessità di istituire il Registro Tumori a Mantova, stabilì per l’ASL un finanziamento annuale aggiuntivo di 200 milioni di vecchie lire;

    a distanza di 4 anni il Registro Tumori di Mantova versa in uno stato di totale abbandono, tanto che al suo interno non lavora più neppure un medico! Il disinteresse per questa struttura è arrivato al punto tale che l’ASL non ha neppure accolto l’offerta della sede centrale di Milano del Registro Tumori Lombardo per una collaborazione e consulenza totalmente gratuita;

    queste accuse vengono mosse anche da politici mantovani dello stesso schieramento politico di centro-destra cui appartiene la Cantù (Forza Italia: “processo” alla Cantù - ”Voce di Mantova”, 3 settembre 2005);

    a riguardo del Registro Tumori si riscontra dopo 4 anni dal suo inizio, nonostante quanto dice la dott.ssa Cantù sulla ”Voce di Mantova” del 02.10.05, che non è ancora stato pubblicato un dato, anche se ci sono fonti certe a disposizione sia alla Regione Lombardia che a Mantova. Si pensi che allo stato l’organico del Registro Tumori non comprende né un medico né uno statistico;

    insieme al Registro Tumori è affondato anche il Registro di Mortalità della ASL che tace ormai da 4 anni, a fronte di altre ASL lombarde in cui i tassi standardizzati di mortalità aggiornati per singola causa di morte compaiono addirittura sul sito web;

    sembra quasi che si voglia eliminare ogni fonte informativa in grado di approssimare anche semplicemente un rapporto tra salute dei cittadini e stato dell’ambiente, nonostante proteste riportate dalla stampa locale di cittadini e ambientalisti provengano ormai da ogni parte della provincia: Castiglione delle Stiviere, Ostiglia, Sermide, Viadana, oltre Mantova. Significativo è pure il fatto che da quando è iniziata la gestione Cantù sono stati eliminati gli abbonamenti per le riviste scientifiche;

    al contrario, di fronte a questo drammatico disinteresse per la salute dei cittadini, la ASL sembra essersi trasformata in una sorta di agenzia immobiliare: si vendono, si costruiscono e si inaugurano edifici con una frenesia senza pari. Poco importa cosa ci si fa dentro, va bene anche un asilo, purchè si faccia. Si faccia e soprattutto si elargiscano consulenze milionarie (in euro) che pare siano lievitate in modo esponenziale rispetto alla precedente gestione. Naturalmente non consulenze per migliorare la salute e la prevenzione, ma per ingigantire la macchina amministrativa. E’ il cosiddetto reenginering, a seguito del quale oggi si produce solo carta e tanti, tanti decreti direttoriali,




    si chiede di sapere:


    se tutto quanto è stato sopra esposto corrisponda al vero;

    se, in ragione di ciò, il Ministro della salute non intenda promuovere un’indagine al fine di capire se la direzione della AUSL di Mantova, di fronte al problema di salute più grande (o quanto meno uno dei più importanti), non sia del tutto inadeguata, considerando che è proprio dal Ministero della salute che sono venute le indicazioni per intervenire in merito alla presenza di diossina e alle sue conseguenze sulla salute della popolazione;

    se - in questo contesto - il livello di credibilità di fronte ai cittadini non possa essere pesantemente compromesso;

    ancora, nella fattispecie, di fronte alla rimozione del prof. Lorenzo Tomatis, nonchè del dott. Paolo Ricci, quale garanzia possa essere fornita sul fatto che al CDC di Atlanta vengano inviati campioni di sangue frutto di una scrupolosa selezione scientifica dei soggetti donatori e quale garante scientifico ‘indipendente’ possa essere oggi individuato a livello locale, in un simile regime autoritario; non si comprende infatti per quale ragione chi aveva predisposto il lavoro è stato rimosso se la metodologia da seguire e i contenuti dello stesso non sono stati cambiati; se al contrario ci sono state delle modificazioni, è opportuno sapere quali e per quali ragioni;

    se infine il Ministro non ritenga di suggerire alla Regione Lombardia e alla AUSL di Mantova di nominare un dirigente esperto e competente con agibilità di intervento, che sia in grado di farlo funzionare, intraprendendo le necessarie relazioni regionali (con il Registro Tumori regionale) e nazionali (con l’ISS e l’associazione dei Registri Tumori).

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